Attrezzatura
: comode scarpe da montagna e abbigliamento
sportivo
Tempo
di percorrenza : 2.30h/3.00h di passo
calmo e senza considerare le soste
Dislivello
: Totale 886m(salita e discesa) --- Cicogna-Corte
Borlino -182m --- Corte Borlino-Tregugno +150m--- Tregugno-La
Teia +111m al ritorno gli stessi dislivelli di segno opposto.
Come
Raggiungere Cicogna : Da Intra prendere
in direzione Trobaso e seguendo per San Bernardino Verbano
dopo il ponte sul San Bernardino svoltiamo a destra.
Qui la strada diventa unica è impossibile sbagliare,
superiamo Santino capoluogo del comune si San. Bernardino
Verbano quindi dopo 4km circa Rovegro, quindi la strada
si fa stretta e dopo una galleria non illuminata e il
ponte Casletto la strada si impenna tra numerosi tornanti
e in 3km circa eccoci a Cicogna capoluogo della Val Grande
unico paese abitato all’interno del Parco Nazionale
e partenza e arrivo della nostra escursione.
Per chi arrivasse dall'autostrada, all'uscita di Gravellona
Toce prendere lo svincolo per Verbania, seguire la statale
sino a Fondotoce, dopo la rotonda direzione Pallanza,
svoltare subito a sinistra, risaliamo fino a Bieno e scendiamo
fino al bivio per Santino, quindi prendiamo a sinistra
e seguiamo l'itinerario già descritto sopra.
Qui
a Cicogna
(732m), lasciamo l'auto nel parcheggio nei pressi del
circolo e torniamo indietro in discesa al tornante che
immette in paese.
Qui parte il famosissimo sentiero per Pogallo, che oggi
percorriamo nel primo breve tratto nell'escursione che
ci porta a conoscere alcuni alpeggi abbandonati e poco
conosciuti ma pregni di storia.
Imbocchiamo
quindi il largo sentiero, che in falsopiano si addentra
nei boschi della Val Pogallo,
noto anche come il sentieroSutermeister,
che noi abbiamo descritto in una nostra recensione.
Per chi ne volesse sapere di più consiglio "Carlo
Sutermeister fra Intra e Val Grande"
di Sutermeister Cassano, Alberti editore 1992.
Dopo alcuni minuti di cammino tra gli squarci del bosco,
possiamo già vedere alla nostra destra verso est
un bello scorcio panoramico.
Il
corte di Varola
su di un ripiano erboso è li a un passo e sullo sfondo
il puntino bianco della cappelletta
del Pian Cavallone e sulla sinistra la croce
del Todano.
Ignoriamo il primo bivio nei pressi di una bella baita,
il sentiero porta a Varola appena vista al di la della valle,
e proseguiamo diritti.
Dopo circa 15min troviamo un altro bivio dove un cartello
segnalatore indica la nostra direzione.
Andiamo a destra e iniziamo a scendere nel fitto bosco di
castagne, che nel periodo autunnale ricopre il sentiero
con mezzo metro di foglie.
Con ripidi tornanti il sentiero poco marcato, precipita
verso il fiume che raggiungiamo nei pressi di una passerella
(500m circa) dopo (25min/30min) dalla partenza.
La
passerella ci permette di attraversare il Rio
Pogallo che inizia a gonfiarsi con le piogge
autunnali e che crea giochi tra acqua e rocce sempre affascinati.
In pochi minuti tutto il sapore aspro della Val
Grande ci avvolge già completamente.
Non
si può non fermarsi ad ammirare questo spettacolo
naturale.
Riprendiamo il cammino, dopo la passerella il sentiero piega
a sinistra e scende quasi a toccare il torrente, per poi
alzarsi nel bosco e superati un paio di ruderi arrivare
in pochi minuti a Corte Borlino
(550m) (35min/40min).
Corte
ormai avvolto nel bosco, ma con qualche casera ancora in
piedi dove al centro si possono notare le pietre che formavano
il focolare.
Continuiamo su salita impegnativa, immersi nel bosco di
castagni le quali foglie complicano l'avvanzamento in questo
periodo dell'anno.
Quando il bosco si dirada un po e compaiono alcuni muri
a secco il sentiero spiana su un dosso e appaiono le prime
baite di Tregugno (700m)
(55min/1h) .
Tregugno
nel '800 e agli inizi del '900 fu corte abitato tutto l'anno
vivo e vitale, ora restano poche baite con il tetto apparentemente
integro e il bosco sembra lentamente riprendere ciò
che è suo.
Nella testa appaiono ricordi e fantasie delle storie lette
su questi luoghi e sull'onda di queste emozioni ci mettiamo
a cercare la "casa di Sofia".
Ad
un tratto eccola li davanti come la ricordavo dalle foto
del libro. Sofia Benzi, che con il figlio Antonio
sono i protagonisti dello straordinario libro
"A piedi nudi" che attraverso la loro
vita, l'autore Nino Chiovini,
ricostruisce un secolo e più della storia della Valle
Intrasca.
Una vita quella di Sofia, figlia del leggendario
Pà Iachin (Giacomo Benzi), acculturato,
possidente, cacciatore, pescatore, prima guida alpina locale
nonchè primo salitore del Pedum cima simbolo della
Valgrande,
fatta come quella del figlio Antonio di stenti,
sofferenze, poche gioie, come quella della maggior parte
delle persone abitanti quelle povere zone.
Difficile staccarsi da qui, intorno sembrano vagare ancora
i sogni e le speranze di chi vi ha vissuto.
Ma partiamo...
Alla nostra sinistra le cime che chiudono la Val
Pogallo a nord, alla nostra destra il corte
di Varola
e la cresta del Pian
Cavallone che corre dal Todano
al Pernice
per terminare al Todun.
Il sentiero sale nel bosco, per poi costeggiare una parete
scoscesa, risalendola con decisi tornanti, e proprio su
uno di questi troviamo una cappelletta.
La
capelletta dei "disèrt", ovvero
dei disertori nel dialetto locale, così mi vien da
chiamarla visto che non ha nome.
Infatti secondo una testimonianza orale raccolta dal Chiovini,
pare essere stata costruita insieme ad altre ormai svanite,
per un numero di nove in onore alla novena, da disertori
alla leva napoleonica.
Manufatto di povertà assoluta, dotato di una
piccolissima nicchia dove depositare pochi lumini, ovvero
piccoli ceri votivi.
Riprendiamo il cammino, e dopo pochi tornanti eccoci di
fronte ad un altra cappelletta questa intonacata di bianco
e già visibile da Cicogna ad un occhio attento.
La
cappelletta dello "Stèvan" prende
il nome del suo edificatore al secolo Stefano Morandi,
che fece voto di costruirla se avesse sposato la Sofia
di cui abbiamo poc anzi parlato.
E così fece subito dopo il matrimonio, costruì
la cappelletta su uno sbalzo roccioso del sentiero tra Tregugno
e La Teia, proprio di
fronte al borgo di Varola
che se ne sta aldilà del rio
Ransciola adagiato su di un dosso al sole.
La peculiarità della cappelletta, sta nel fatto che
il dipinto raffigurante la Madonna
di Re con in braccio il bambinello, della
quale oggi si vede solo una piccola parte del volto, è
realizzato su sottile lastra di marmo dalla levigatura naturale.
L'autore dell'opera, che è da far risalire al 1904
come la costruzione della cappelletta, è il cicognino
Giovanni Battista Benzi detto "Pitùr".
Per chi ne volesse sapere di più, "A
piedi nudi" di Nino Chiovini Tàràrà
edizioni 2004.
Dopo questo ennesimo tuffo nella storia, proseguiamo il cammino,
il sentiero in breve spiana e piega verso sinistra, un breve
traverso tra i castagni ci conduce all'ultimo alpeggio di
oggi La Teia
o Teggia (811m)(1.20h/1.30h).
La
Teia come chiamata in zona o Teggia
italianizzata dalla cartografia recente, è un piccolo
corte che si può definire gemello con il più
cospicuo e sottostante Tregugno, è situato alla diramazione
tra la valle del rio Ransciola
alla destra e la Val Marona
che si apre aspra e selvaggia alla nostra sinistra.
Infatti uscendo dall'alpeggio possiamo vedere lassù
a dominare la valle la cappella
della Marona.
Proseguendo
su questo sentiero che nella prima parte risale la Val Marona,
si può raggiungere l'alpeggio de La Soliva e quindi
il Pian Cavallone, ma per noi oggi non è possibile
il buio incombe.
Torniamo sui nostri passi ripercorrendo lo stesso sentiero
che ci riconduce a Cicogna
partenza e arrivo della nostra escursione dopo (2.30h/2.40h).
Escursione facile per dislivello e durata, ma che richiede
prudenza per il sentiero poco segnato e poco frequentato
e che nel periodo autunnale diventa scivoloso per l'enorme
quantità di foglie che ricopre e mimetizza la traccia.
Un
grazie agli escursionisti di giornata Fabrizio e Dario.