Tregugno - La Teia (Teggia)
Val Pogallo

 

 

Periodo consigliato : da marzo a novembre

Attrezzatura : comode scarpe da montagna e abbigliamento sportivo

Tempo di percorrenza : 2.30h/3.00h di passo calmo e senza considerare le soste

Dislivello : Totale 886m(salita e discesa) --- Cicogna-Corte Borlino -182m --- Corte Borlino-Tregugno +150m--- Tregugno-La Teia +111m al ritorno gli stessi dislivelli di segno opposto.

Strutture : Circolo ARCI "F.Cavallotti" Cicogna tel. 0323/581712

Come Raggiungere Cicogna : Da Intra prendere in direzione Trobaso e seguendo per San Bernardino Verbano dopo il ponte sul San Bernardino svoltiamo a destra.
Qui la strada diventa unica è impossibile sbagliare, superiamo Santino capoluogo del comune si San. Bernardino Verbano quindi dopo 4km circa Rovegro, quindi la strada si fa stretta e dopo una galleria non illuminata e il ponte Casletto la strada si impenna tra numerosi tornanti e in 3km circa eccoci a Cicogna capoluogo della Val Grande unico paese abitato all’interno del Parco Nazionale e partenza e arrivo della nostra escursione.
Per chi arrivasse dall'autostrada, all'uscita di Gravellona Toce prendere lo svincolo per Verbania, seguire la statale sino a Fondotoce, dopo la rotonda direzione Pallanza, svoltare subito a sinistra, risaliamo fino a Bieno e scendiamo fino al bivio per Santino, quindi prendiamo a sinistra e seguiamo l'itinerario già descritto sopra.

 

Qui a Cicogna (732m), lasciamo l'auto nel parcheggio nei pressi del circolo e torniamo indietro in discesa al tornante che immette in paese.
Qui parte il famosissimo sentiero per Pogallo, che oggi percorriamo nel primo breve tratto nell'escursione che ci porta a conoscere alcuni alpeggi abbandonati e poco conosciuti ma pregni di storia.

Imbocchiamo quindi il largo sentiero, che in falsopiano si addentra nei boschi della Val Pogallo, noto anche come il sentiero Sutermeister, che noi abbiamo descritto in una nostra recensione.
Per chi ne volesse sapere di più consiglio "Carlo Sutermeister fra Intra e Val Grande" di Sutermeister Cassano, Alberti editore 1992.
Dopo alcuni minuti di cammino tra gli squarci del bosco, possiamo già vedere alla nostra destra verso est un bello scorcio panoramico.

Il corte di Varola su di un ripiano erboso è li a un passo e sullo sfondo il puntino bianco della cappelletta del Pian Cavallone e sulla sinistra la croce del Todano.
Ignoriamo il primo bivio nei pressi di una bella baita, il sentiero porta a Varola appena vista al di la della valle, e proseguiamo diritti.
Dopo circa 15min troviamo un altro bivio dove un cartello segnalatore indica la nostra direzione.
Andiamo a destra e iniziamo a scendere nel fitto bosco di castagne, che nel periodo autunnale ricopre il sentiero con mezzo metro di foglie.
Con ripidi tornanti il sentiero poco marcato, precipita verso il fiume che raggiungiamo nei pressi di una passerella (500m circa) dopo (25min/30min) dalla partenza.

La passerella ci permette di attraversare il Rio Pogallo che inizia a gonfiarsi con le piogge autunnali e che crea giochi tra acqua e rocce sempre affascinati.
In pochi minuti tutto il sapore aspro della Val Grande ci avvolge già completamente.

Non si può non fermarsi ad ammirare questo spettacolo naturale.
Riprendiamo il cammino, dopo la passerella il sentiero piega a sinistra e scende quasi a toccare il torrente, per poi alzarsi nel bosco e superati un paio di ruderi arrivare in pochi minuti a Corte Borlino (550m) (35min/40min).

Corte ormai avvolto nel bosco, ma con qualche casera ancora in piedi dove al centro si possono notare le pietre che formavano il focolare.
Continuiamo su salita impegnativa, immersi nel bosco di castagni le quali foglie complicano l'avvanzamento in questo periodo dell'anno.
Quando il bosco si dirada un po e compaiono alcuni muri a secco il sentiero spiana su un dosso e appaiono le prime baite di Tregugno (700m) (55min/1h) .

Tregugno nel '800 e agli inizi del '900 fu corte abitato tutto l'anno vivo e vitale, ora restano poche baite con il tetto apparentemente integro e il bosco sembra lentamente riprendere ciò che è suo.
Nella testa appaiono ricordi e fantasie delle storie lette su questi luoghi e sull'onda di queste emozioni ci mettiamo a cercare la "casa di Sofia".

Ad un tratto eccola li davanti come la ricordavo dalle foto del libro.
Sofia Benzi, che con il figlio Antonio sono i protagonisti dello straordinario libro "A piedi nudi" che attraverso la loro vita, l'autore Nino Chiovini, ricostruisce un secolo e più della storia della Valle Intrasca.
Una vita quella di Sofia, figlia del leggendario Pà Iachin (Giacomo Benzi), acculturato, possidente, cacciatore, pescatore, prima guida alpina locale nonchè primo salitore del Pedum cima simbolo della Valgrande, fatta come quella del figlio Antonio di stenti, sofferenze, poche gioie, come quella della maggior parte delle persone abitanti quelle povere zone.
Difficile staccarsi da qui, intorno sembrano vagare ancora i sogni e le speranze di chi vi ha vissuto.
Ma partiamo...
Alla nostra sinistra le cime che chiudono la Val Pogallo a nord, alla nostra destra il corte di Varola e la cresta del Pian Cavallone che corre dal Todano al Pernice per terminare al Todun.
Il sentiero sale nel bosco, per poi costeggiare una parete scoscesa, risalendola con decisi tornanti, e proprio su uno di questi troviamo una cappelletta.

La capelletta dei "disèrt", ovvero dei disertori nel dialetto locale, così mi vien da chiamarla visto che non ha nome.
Infatti secondo una testimonianza orale raccolta dal Chiovini, pare essere stata costruita insieme ad altre ormai svanite, per un numero di nove in onore alla novena, da disertori alla leva napoleonica.
Manufatto di povertà assoluta, dotato di una piccolissima nicchia dove depositare pochi lumini, ovvero piccoli ceri votivi.
Riprendiamo il cammino, e dopo pochi tornanti eccoci
di fronte ad un altra cappelletta questa intonacata di bianco e già visibile da Cicogna ad un occhio attento.

La cappelletta dello "Stèvan" prende il nome del suo edificatore al secolo Stefano Morandi, che fece voto di costruirla se avesse sposato la Sofia di cui abbiamo poc anzi parlato.
E così fece subito dopo il matrimonio, costruì la cappelletta su uno sbalzo roccioso del sentiero tra Tregugno e La Teia, proprio di fronte al borgo di Varola che se ne sta aldilà del rio Ransciola adagiato su di un dosso al sole.
La peculiarità della cappelletta, sta nel fatto che il dipinto raffigurante la Madonna di Re con in braccio il bambinello, della quale oggi si vede solo una piccola parte del volto, è realizzato su sottile lastra di marmo dalla levigatura naturale.
L'autore dell'opera, che è da far risalire al 1904 come la costruzione della cappelletta, è il cicognino Giovanni Battista Benzi detto "Pitùr".
Per chi ne volesse sapere di più, "A piedi nudi" di Nino Chiovini Tàràrà edizioni 2004.
Dopo questo ennesimo tuffo nella storia, proseguiamo il cammino, il sentiero in breve spiana e piega verso sinistra, un breve traverso tra i castagni ci conduce all'ultimo alpeggio di oggi La Teia o Teggia (811m)(1.20h/1.30h).

La Teia come chiamata in zona o Teggia italianizzata dalla cartografia recente, è un piccolo corte che si può definire gemello con il più cospicuo e sottostante Tregugno, è situato alla diramazione tra la valle del rio Ransciola alla destra e la Val Marona che si apre aspra e selvaggia alla nostra sinistra.
Infatti uscendo dall'alpeggio possiamo vedere lassù a dominare la valle la cappella della Marona.

Proseguendo su questo sentiero che nella prima parte risale la Val Marona, si può raggiungere l'alpeggio de La Soliva e quindi il Pian Cavallone, ma per noi oggi non è possibile il buio incombe.
Torniamo sui nostri passi ripercorrendo lo stesso sentiero che ci riconduce a Cicogna partenza e arrivo della nostra escursione dopo (2.30h/2.40h).
Escursione facile per dislivello e durata, ma che richiede prudenza per il sentiero poco segnato e poco frequentato e che nel periodo autunnale diventa scivoloso per l'enorme quantità di foglie che ricopre e mimetizza la traccia.

Un grazie agli escursionisti di giornata Fabrizio e Dario.

 

 

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