Cicogna- Alpe Prà (Alpino)-Pogallo-Cicogna
"Il sentiero natura"

 

 

Periodo consigliato : da aprile a novembre

Attrezzatura : comode scarpe da montagna e abbigliamento sportivo

Tempo di percorrenza : 4.30h/5.00h di passo calmo e senza considerare le soste

Dislivello : Totale 1158 m --- Cicogna-Alpe Prà (Alpino) +491m --- Alpe Prà (Alpino)-Leciuri +88m --- Leciuri-Pogallo -534m --- Pogallo-Cicogna -45m

Strutture : Circolo ARCI "F.Cavallotti" Cicogna tel. 0323/581712 --- Rifugio "Casa dell'Alpino" Alpe Prà tel. 0323/53326

Come Raggiungere Cicogna : Da Intra andare a Trobaso quindi proseguire per la strada che porta a Bieno dopo il ponte sul S.Bernardino prendere a destra passare Santino, Rovegro, infine superata la galleria e il ponte Casletto giungere a Cicogna.




Nella piazzetta di Cicogna ( 732 m ) proprio dietro la fontana parte il sentiero, con indicazioni ben chiare per la nostra prima meta cioè Alpe Prà ( Alpino ).


Il sentiero parte subito con buona pendenza snodandosi all'interno di un bosco di latifoglie, tutto il percorso è punteggiato da ben 20 cippi che indicano la strada e da otto bacheche e quattro leggii che con immagini e brevi testi descrivono alcune caratteristiche del luogo.
Affrontando con ritmo regolare la impegnativa salita, circa a metà del percorso per l'Alpe Prà ( Alpino ) si esce dal bosco, si impone una sosta per riprendere fiato e per ammirare la vista che si apre sotto di noi sulla valle sul fiume e sui due laghi Maggiore e Orta.
Il sentiero continua in salita ma allo scoperto e in giornate di sole estivo il caldo accentuerà non poco le difficoltà dell'ascesa.
Arrivati in un tratto dove al nostro fianco vedremo fare la loro comparsa le felci, alzando gli occhi vedremo sopra di noi l'Alpe Prà e il rifugio dell'Alpino, quì sulla sinistra del sentiero nei pressi di un ciliegio vi è una famosa roccia coppellata, una roccia piatta con la punta rivolta alla valle e al lago.
Le coppelle sono cavità di varie dimensioni, eseguite su una roccia in quantità e con disposizioni variabili.
Presenti in tutto il mondo, per alcuni studiosi potrebbero essere collegate a luoghi di culto e di tradizione preistorica.
La stessa chiesa sin dai primi secoli dell'era cristiana condannò coloro che veneravano certe rocce in luoghi selvaggi e nascosti in fondo ai boschi, pietre oggetto di falsità diaboliche e sulle quali si depositavano ex-voto, candele accese e altre offerte.
Molte le ipotesi sul significato dei massi coppellati, tra le quali che fossero rappresentazione di costellazioni, mappe del territorio o massi altare per sacrifici.

Riprendiamo il sentiero e con un ultimo sforzo eccoci all'Alpe Prà ( 1223 m ) conosciuta soprattutto per la "Casa dell'Alpino", rifugio aperto solo saltuariamente e di proprietà dell'Associazione Nazionale Alpini.
Ci troviamo ad uno degli accessi più suggestivi ai monti ed agli alpeggi della Val Grande e della Val Pogallo, con itinerari di vario impegno e grande fascino.
Una sosta sulla balconata naturale del rifugio per ammirare di nuovo sotto di noi la valle di Cicogna e i laghi Maggiore e Orta è d'obbligo, ruotando lo sguardo di 90° verso destra potremo vedere i bellissimi Corni di Nibbio e dietro sullo sfondo il Monte Rosa.

Riposati e dissetati possiamo ripartire per la seconda nostra meta che è Pogallo, il sentiero parte proprio dietro il rifugio ricominciamo a salire ma con molta meno pendenza inoltrandoci in un bosco in poco tempo ci troveremo ad affrontare il passaggio da un versante all'atro per entrare nella Val Pogallo.
Un caratteristico passaggio scavato nella roccia permette il passaggio di versante, questa bocchetta serviva all'Alpe Prà sprovvista di sorgenti di raggiungere la vicina Alpe Leciuri dove l'acqua non mancava, tanto che fornisce ancora oggi l'acquedotto di Cicogna.

Inziamo a camminare in costa sul nuovo versante e in men che non si dica giungiamo all'Ape Leciuri ( 1311 m ) punto massimo della nostra ascesa, questo alpeggio è formato da resti di vecchie casere e sotto di noi verso sinistra vediamo Pogallo, di fronte a noi vediamo il Pian Cavallone e spostandoci sempre un po' a sinistra la Marona e la Zeda.
Se sarete fortunati potrete vedere qualche rapace che si lascia trasportare dai venti della Val Pogallo che si apre sotto di noi.
Iniziamo una discesa lunga e di media difficoltà, dapprima allo scoperto poi all'interno di un denso bosco, dove incontreremo la Cappella di Cima Selva che doveva essere a protezione del sentiero.
Infatti fino al 1904 data di ultimazione del sentiero di fondovalle che percorreremo al ritorno questa era l'unica via di accesso all'alta Val Pogallo
Proseguiamo la discesa per giungere all'Ape Caslù ( 904 m ), anche lei caratterizzata da alcune diroccate casere, continuiamo a scendere quando all'improvviso finirà il bosco ci troveremo di fronte al borgo di Pogallo ( 777 m ).

Pogallo nei primi del novecento sotto la spinta di Carlo Sutermeister divenne in breve tempo un centro vitale e conobbe una metamorfosi che oggi forse indignerebbe i verdi ma che allora inorgogliva chi vi lavorava.
Una popolazione che arrivò a contare centinaia di lavoratori, sovente con famiglie al seguito, al servizio di un inpreditore attento alle esigenze della comunità e non solo a quelle della ditta.
Vennero rifatte le baite per gli operai più un fabbricato in muratura per la sede della ditta, che ancora oggi resiste all'ingresso dell'alpeggio,
Pogallo era allora un vero e proprio villaggio, con illuminazione elettrica, scuole elementari, asilo, spaccio,osteria, officina di fabbro-maniscalco,stalla-latteria, forno, lavatoio, infermeria, con canali e tubazioni vennero allestiti punti acqua.
Carlo Sutermeister anticipo forme assicurative contro gli infortuni che erano all'ordine del giorno.
Ci fu lavoro per muratori, boscaioli, meccanici, operai delle teleferiche, c'erano galline, pecore, vacche, muli, si faceva il pane, la grappa, burro, formaggio, si istallarono anche due carabinieri, tutto ciò dove prima non c'era che un alpeggio.
Nel 1952 la ditta IBAI asseriva che nel periodo 1946-1952 furono esboscati ben 745.500 quintali di materiale legnoso.
Per chi ne volesse sapere di più consiglio "Carlo Sutermeister fra Intra e Val Grande" di Sutermeister Cassano Alberti editore 1992.
Rifocilliamoci e beviamo un po' della fresca acqua delle fontane e facciamo un giro per questo storico borgo, se guardiamo verso nord direzione ossola possiamo vedere la cima del Laurasca con la sua croce e poco più a destra il Cimone di Corte Chiuso.
Se vogliamo possiamo scendere al fiume "Rio Pogallo" per un sentiero che è alla destra dell'ingresso dell'alpeggio, passando per un suggestivo ponte su una tetra gola, giunti sulle cristalline acque del rio gustiamoci il silenzio e il fruscio dell'acqua.
Se vogliamo possiamo fare un po' di Balancing o Inbilic forma di Zen che sta prendendo piede sulle fresche rive dei torrenti.

Da Pogallo prendiamo il sentiero che esce in piano dalla radura di fronte all'alpeggio, con un po' di fortuna che è capitata a noi potrete incontrare un giovane capriolo, con una marcia di facile difficoltà ci avviamo a Cicogna.
Circa a metà cammino quasi tutto all'interno di boschi, giungiamo ad un ponte che sovrasta una pozza d'acqua di trasparenza straordinaria e una stretta gola dalla bellezza mozzafiato, continuando tra su e giù giungiamo finalmente a Cicogna partenza e arrivo della nostra escursione.

 

 

 

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