Cicogna-Velina(Ponte Velina)-Bignugno
Traversata della bassa Val Grande

 

 

Periodo consigliato : da aprile a novembre

Attrezzatura : comode scarpe da montagna e abbigliamento sportivo

Tempo di percorrenza : 4.30h/5.00h di passo calmo e senza considerare le soste

Dislivello : Totale +350m --- Continui sali scendi tra i vari alpeggi tra quota 600 e 750 contando anche i dislivelli negativi si raddoppia circa il totale indicato.

Strutture : Circolo ARCI "F.Cavallotti" Cicogna tel. 0323/581712

Come Raggiungere Cicogna : Da Intra seguire le indicazioni per Trobaso quindi per San Bernardino Verbano, superato il ponte sul S.Bernardino svoltare a destra per Santino, quindi Rovegro, infine superata la galleria e il ponte Casletto giungere a Cicogna.
Per chi arrivasse dall'autostrada, all'uscita di Gravellona Toce prendere lo svincolo per Verbania, seguire la statale sino a Fondotoce, dopo la rotonda direzione Pallanza, svoltare subito a sinistra, risaliamo fino a Bieno e scendiamo fino al bivio per Santino, quindi prendiamo a sinistra e seguiamo l'itinerario già descritto sopra.

 

Giornata che sembra dover rovesciare pioggia da un momento all'altro, ma che premia il coraggio del cospicuo gruppo di partecipanti a sorpresa.
Quindi grazie agli iscritti del forum, Daja, Bilbo, Msthic, Shaggy, 40Passati, Du demon, Jimbotre, e Dr. Sublime e ai loro amici che speriamo presto diventino nostri iscritti.
Abbiamo scelto un giro a ferro di cavallo da Cicogna a Bignugno con obbiettivo centrale Velina e il suo ponte, quindi è consigliabile lasciare una o due macchine sulla strada asfaltata proprio nei pressi di Bignugno (chiare indicazioni) poco prima della galleria e di Ponte Casletto, che all'arrivo ci consentiranno di recuperare quelle lasciate a Cicogna all'andata.
Qui a Cicogna(732m), al fianco del Cimitero parte una strada gippabile che ci conduce al nostro sentiero.

La gippabile, in falsopiano passa subito sotto i prati dell'alpeggio di Merina (sopra a destra), e in breve supera il nucleo di Cascè (sotto a sinistra) costituito da un gruppo di baite di recente ristrutturazione, dopo circa 15min la sterrata finisce in un piazzale adibito anche a eliporto e un cartello chiaro e ben visibile segnala il nostro sentiero.
Il sentiero scende e si immerge in un bosco per piegare subito a destra (nord) verso la Val Grande, dopo 25min su un piccolo promontorio il sentiero risbuca per un attimo dal bosco, facendoci assaporare immediatamente la wilderness della Val Grande che si apre di fronte a noi e alcuni alpeggi sul versante opposto, quello del Faiè che percorreremo al ritorno.

La traccia, tra le insenature della montagna, scende di quota fino a raggiungere il "Torc del Runchett" meglio noto come il Torchio i Montuzzo.
Dove veniva spremuta l'uva americana che cresceva tra gli alpeggi della zona e che dava un vino assai grezzo ma apprezzato dai muntagnin.
Poco dopo circa 40/50 min dalla partenza eccoci a Montuzzo(630m), antico corte maggenale di Cossogno piuttosto grosso che fino agli anni '50 tempo dell'abbandono era secondo come presenze solo a Pogallo.

Usciamo dal corte e teniamo il sentiero che sale a destra, sempre ben segnalato dai colori bianco-rosso del CAI, passiamo Crosane, e iniziamo a risalire di quota fino a raggiungere Uccigiola(749m) (1h/1.15h) dove i resti delle baite sono quasi totalmente sommerse dalla vegetazione, sopra vi sono i resti dell'Alpe Vota.
Qui dopo una costa, si inizia a scendere rapidamente, il sentiero
manca in parte perchè franato tempo fa, e ci si aiuta nella discesa con l'ausilio di catene ancorate alla roccia, fino a raggiungere il guado del Rio Velina(1.30h/1.40h).
Passaggio non difficile ma che richiede un minimo di attenzione, anche se qualcuno accentua le difficoltà tecniche !!!

Superato il guado riprendiamo a salire, superiamo una fontana e quindi Baserga poi in piano in pochi minuti eccoci a Velina di sotto(660m) (1.50h/2h) .
Velina è formata da tre corti Curt fund, Curt mezz e Curt dzura (sotto, mezzo, sopra) distribuiti tra i 660m e gli 834m sulla cresta che scende da Cima Tuss.
E' storicamente alpeggio della comunità di Rovegro, anche se in territorio di Cossogno, e questo nei secoli passati è stato causa di lunghissime faide.
Anch'esso corte maggenale Velina aveva tra le sue ricchezze le castagne che venivano lavorate in ogni modo, popolato e vivissimo alpeggio iniziò la sua decadenza nel dopoguerra, per essere abbandonato dall'ultima famiglia nel 1977.
A tal proposito scrive il Chiovini:

"Per sopravvivere, le risposte dei subalterni della montagna furono quelle conosciute: l'abbandono della terra, l'emigrazione. E la vita dei villaggi di montagna fu quasi interamente appannaggio degli anziani che non volevano o non potevano staccarsene. ...Anno dopo anno, una famiglia dopo l'altra si liberava di parte del bestiame bovino o anche di tutto, e in primavera non risaliva più a caricare i corti. Oggi ciò che rimane dei corti di Velina, sta lentamente, più lentamente di una nave che affonda, ma inesorabilmente scomparendo, inghiottito dal bosco spontaneo che ha invaso i già fiorenti prati e che un giorno sommergerà tutto, anche l'ultima casera."
Anche se purtroppo Nino Chiovini ha ragione nella sua analisi storica, un uomo da qualche anno ha scelto di vivere proprio a Velina isolato dal mondo, è conosciuto come Gianfry, e con la sua scelta impedisce che le previsioni del grande storico verbanese si realizzino, per il momento, fino in fondo.
Riprendiamo il sentiero che passa proprio sotto l'alpeggio, secchi e ripidi tornanti scendono veloci verso il fiume
portandoci in breve al mitico Ponte Velina(2.15h/2.30h).
Questo ponte permette l'attraversamento del Rio Valgrande tra il versante di Cicogna territorio di Cossogno e il versante di Rovegro sotto le creste del Faiè e dei Corni di Nibbio.
Punto di confine tra la bassa e l'alta Val Grande, questo ponte è stato teatro di scontri durante la seconda guerra mondiale tra partigiani e tedeschi, e nel leggendario e drammatico rastrellamento del giugno '44 i partigiani, su ordine di Dionigi Superti comandante del battaglione "Valdossola", lo fecero saltare per rallentare l'avanzata nemica.
Tutto però fu quasi inutile perchè alla fine del rastrellamento dei circa 300 partigiani ne sopravvissero solo poche decine.

Qui prendiamo il sentiero che sale svoltando a sinistra, quello sulla destra è il sentiero che seguendo il Rio Valgrande si inoltra nella valle portando a Orfalecchio.
Poco dopo seguiamo quello che sale a destra, perchè quello che si inoltra dritto in piano conduce a ponte Casletto tra pericoli elevati.
Iniziamo gradatamente a prendere quota, tornando verso sud ma seguendo le forre della montagna che scaricano i ruscelli che ci costringono spesso a puntare per qualche decina di metri verso nord.
Così in questo lungo avanti e indietro tra le rughe montane, ammiriamo il tortuoso e stretto corso del Rio Val grande che pochi chilometri più a valle si unisce al Rio Pogallo formando nei pressi di Ponte Casletto il torrente San Bernardino, passiamo quindi alcune diroccate casere avvolte dal bosco, poi raggiungiamo l'Alpe Bettina(700m) (3.30h/3.45h) formata da baite ancora in buone condizioni.
Quindi riprendiamo a scendere e in breve raggiungiamo Or Vergugn(4h/4.15h) caratterizzato da una cappelletta e da un belvedere sulla valle e il Lago Maggiore.
Notiamo anche gli indicatori per il sentiero che porta all'Alpe Ompio.


Ormai il più è fatto, il sentiero diventa un ampia mulattiera e in breve ci porta a Bignugno(560m), tappa finale della nostra escursione, e formato da numerose baite di recente ristrutturazione, proprio pochi metri sopra la carrabile dove abbiamo lasciato almeno un auto all'andata(4.30h/5.00h).
Giro impegnativo più che altro per la lunghezza, che porta ad assaporare la natura tornata padrona del territorio, lontano da rumori e dalla vista di tutto ciò che è modernità.

 

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