Attrezzatura
: Comode scarpe da montagna, racchette
da neve, ghette, bastoni, abbigliamento sportivo.
Tempo
di percorrenza :
2.00h/2.30h di passo calmo e senza considerare le soste
Dislivello
: Totale 784m --- Fine carrabile-Alpe
Ompio +30m --- Alpe Ompio-Monte Faiè + 362m ---
Monte Faiè-Alpe Falcetto -322m --- Alpe Falcetto-
Fine carrabile -70m
Strutture
: Rifugio A. Fantoli località Alpe
Ompio (Gestito), CAI Pallanza tel. 330/206003
Come
raggiungere l'Alpe Ompio: Da Intra seguire
le indicazioni per Trobaso quindi per San Bernardino Verbano,
superato il ponte sul S.Bernardino svoltare a destra per
Santino, giunti in piazza seguire il vicolo che dal piccolo
parcheggio svolta a sinistra, dopo le prime rampe andare
diritti al bivio, a sinistra si entra nel paese di Bieno,
qui inizia la salita di circa 7km che ci porterà
in località Alpe Ompio.
Per chi arrivasse dall'autostrada, all'uscita di Gravellona
Toce prendere lo svincolo per Verbania, seguire la statale
sino a Fondotoce, dopo la rotonda direzione Pallanza,
svoltare subito a sinistra, risaliamo fino a Bieno e scendiamo
fino al bivio per Santino, quindi prendiamo a sinistra
e seguiamo l'itinerario già descritto sopra.
Il
Monte Faiè,
è uno dei più bei punti panoramici nonchè
facilmente raggiungibili tra Ossola
e Verbano.
L'esposizione verso sud, la quota non elevata, e il comodo
accesso ne fanno una meta usufruibile quasi tutto l'anno.
Lasciata la macchina alla fine della carrabile, parte un
largo sentiero (960m) al fianco del consueto cartello del
Parco Nazionale Val Grande.
La neve è ancora abbondante nonostante le ultime
giornate calde, il cartello è semi sepolto, ma in
base alle varie esposizioni si alternano tratti innevati
a tratti totalmente secchi.
In
parte sterrata e in parte pavimentata con ciottoli, la strada
agricola sale rapidamente al margine di un bosco, alla nostra
destra possiamo già scorgere ben delineate le creste
che dividono la Val Pogallo
dalla Vall'Intrasca
e Val Cannobina,
in breve (10 minuti) siamo all'Ape
Ompio (990m).
Fin qui sono stati sufficienti gli scarponi.
L'Alpe
Ompio, caratterizzato per il rifugio
gestito A. Fantoli del CAI Pallanza (per informazioni
tel.
330/206003),
è costituito da un buon numero di baite ancora ben
conservate.
Parecchia neve c'è ancora sul lato ovest del rifugio.
Proprio dietro il rifugio parte il sentiero per la nostra
meta, anche se dapprima sprofondo un poco dopo il rigagnolo
l'ambiente è secco e autunnale, attraversa subito
un gruppo di case in fantastica posizione panoramica sul
lago.
Quindi
riprende a salire diagonalmente immersi tra i castagni,
qui i tratti innevati diventano preponderanti ma raggiungo
in poco tempo (20/30 min) una sella (con una grande croce
sulla destra) sul costolone che divide Ompio
dalla Val Grande.
Qui il sentiero si divide, dritti si va a Corte
Bue la neve sembra ancora tantissima verso
la Valgrande
, io calzo le ciaspole e svolto a sinistra e inizio a salire
nella faggeta.
Dove il pendio si alza sotto i piedi, il percorso sempre
ben segnalato dai colori bianco-rosso del CAI, e da cippi
e leggii, diventa più impegnativo.
Ora la neve è abbondante almeno 60cm nei tratti più
coperti, la superfice è dura perchè ventata,
ma sotto, grazie ai primi caldi di questo fine inverno,
inizia a mollare e si sprofonda a tratti.
Seguendo tracce tra bosco e terreno aperto guadagno la vetta
del Monte Faiè(1352m)
( 1h/1.15h).
Lo
spettacolo che si presenta agli occhi nessuna foto potrà
mai rendere appieno.
Ai nostri piedi il Lago di
Mergozzo, l'estuario
del Toce che sfocia nel Lago
Maggiore con le sue isole,
sulla sinistra Verbania e
il Monte Rosso
sullo sfondo la costa lombarda
e i Laghi di Varese e
Monate, al
centro il monolite del Montorfano
e dietro il Mottarone,
sotto il quale si apre la Valle
del Cusio con il Lago
d'Orta che ne delimita l'orizzonte.
Ancora verso destra i monti dei Tre
Gobbi del Quaggionee il Monte Massone
con ai suoi piedi Ornavasso,
quindi l'inizio della Val
d'Ossola con il Massiccio
del Monte Rosa a dominare tutti dall'alto.
Altissimo il livello di soddisfazione paesaggistica e ambientale.
Questo
è il punto di incontro tra Verbano-Cusio
e Ossola.
Verso nord corre scoscesa e dirupata la cresta dei Corni
di Nibbio con i suoi picchi di Cima
Corte Lorenzo e del Lesino,
di cui il Monte Faiè
è il picco terminale.
Questa catena separa la Val
d'Ossola a ovest dalla Val
Grande a est, e anche due mondi quello degli
uomini da quello della natura.
Qui dalla vetta si legge facilmente la storia geologica
della zona con il granitico Montorfano
(banale da qui intuirne l'origine del nome) risparmiato
dal ghiacciaio sceso da nord a formare il Lago
Maggiore e Orta,
e la piana sedimentaria del Toce
che nei secoli ha diviso anche il Lago
di Mergozzo dal Maggiore del quale era parte
terminale del golfo Borromeo.
Il cippo che troviamo in vetta, testimonia una antica storia,
infatti indica il confine della concessione del versante
ovest alla "Veneranda
Fabbrica del Duomo di Milano" che tutt
oggi provvede al restauro del Duomo.
Concessione risalente al 1387 quando Gian
Galeazzo ViscontiConte di Virtù
avviò la costruzione del Duomo sfruttando il marmo
di Candoglia.
La concessione prevedeva l'estrazione del marmo e il taglio
del legname necessario alle opere di trasporto, infatti
con il legno della Val Grande
venivano costruite la chiatte che trasportavano via Lago
Maggiore, Ticino
e Naviglio Grande
il Marmo a Milano.
L'astuto Conte aveva istituito una sigla che non pagava
dazio ai vari passaggi, la sigla era A.U.F (ad usum
fabbrice), e venne apposta su tutti i blocchi di marmo,
tanto che ancora oggi nell'uso comune degli abitanti della
zona si suole dire "mangiare auf" o "lavorare
auf" ovvero gratis.
Dopo questo tuffo nella storia, un ultimo sguardo al Pedum
a alla Laurasca.
Riprendo
la strada del ritorno, che potrà essere la stessa
dell'andata se volete, io per fare un giro ad anello scelgo
di scendere verso sud sulla dorsale che guarda la Val
d'Ossola e proprio sotto di noi Mergozzo.
La neve è simile a quella di salita, un po più
molle per l'esposizione a sud.
Il sentiero qui segnalato con vernice gialla ma meno evidente
di quello dell'andata, scende velocemente tra prati aperti,
fatte alcune decine di metri di dislivello volgo lo sguardo
a sinistra (est), nitida si staglia la cresta della Zeda
e sotto Cicogna.
Possiamo
infatti vedere giù in basso a destra Cicogna
capitale della Val Grande,
e sopra a sinistra i prati dell'Alpe
Prà (Alpino), e sullo sfondo da sinistra
La Piota,
Monte Zeda,
Pizzo Marona,
Cugnacorta,
Todano, Pian
Cavallone.
Proseguiamo la discesa entrando in un bosco (1.15h/1.30h
dalla partenza) il sentiero piega a sinistra la vegetazione
diventa fitta, quando il bosco inizia a diradarsi e sulla
destra ricompare in parte la
piana del Toce, proprio sul sentiero ci
fa ostacolo una grossa betulla con il segnavia giallo (1,30h/1,45h
dalla partenza).
Pieghiamo a sinistra, e noteremo dei vecchi muri a secco,
qui il bosco si dirada e guardando a sinistra in una piccola
radura di pioppi ecco lassù il Monte
Faiè appena lasciato.
Da
qui si può ammirare la faggeta da cui appunto Faiè,
che ricopre il versante est e che abbiamo attraversato all'andata,
mentre il resto del monte è formato da prati aperti.
Mentre sotto di noi davanti al sentiero riappare l'Alpe
Ompio e il Rifugio.
Scendiamo
tra i pioppi ad intersecare un altro sentiero, a sinistra
torniamo all'Alpe Ompio,
noi andiamo a destra e subito dopo scendiamo nel bosco a
sinistra il sentiero con una larga curva ci riporta sulla
strada agricola percorsa alla partenza.
Verso sinistra si risale al rifugio a destra in pochi minuti
superata la fontana torniamo sulla carrabile dove ci attende
la macchina (2h/2.30h dalla partenza).
Abbiamo completato una facile escursione, anche in inverno,
sulle montagne della predera, dal nome delle cave di marmo,
ma di grande appagamento panoramico e storico.