Cima Tuss

 

 

 

Periodo consigliato : da aprile a novembre

Attrezzatura : comode scarpe da montagna e abbigliamento sportivo

Tempo di percorrenza : 5.00h/5.30h di passo calmo e senza considerare le soste

Dislivello : Totale 2006m(salita e discesa) --- Cicogna-Alpe Prà (Alpino) +491m --- Alpe Prà (Alpino)-Colma di Belmello +366 --- Colma di Belmello-Cima Tuss+146 al ritorno gli stessi dislivelli di segno negativo.

Strutture : Circolo ARCI "F.Cavallotti" Cicogna tel. 0323/581712 --- Rifugio "Casa dell'Alpino" Alpe Prà tel. 0323/53326

Come Raggiungere Cicogna : Da Intra prendere in direzione Trobaso e seguendo per San Bernardino Verbano dopo il ponte sul San Bernardino svoltiamo a destra.
Qui la strada diventa unica è impossibile sbagliare, superiamo Santino capoluogo del comune si San. Bernardino Verbano quindi dopo 4km circa Rovegro, quindi la strada si fa stretta e dopo una galleria non illuminata e il ponte Casletto la strada si impenna tra numerosi tornanti e in 3km circa eccoci a Cicogna capoluogo della Val Grande unico paese abitato all’interno del Parco Nazionale e partenza e arrivo della nostra escursione.
Per chi arrivasse dall'autostrada, all'uscita di Gravellona Toce prendere lo svincolo per Verbania, seguire la statale sino a Fondotoce, dopo la rotonda direzione Pallanza, svoltare subito a sinistra, risaliamo fino a Bieno e scendiamo fino al bivio per Santino, quindi prendiamo a sinistra e seguiamo l'itinerario già descritto sopra.

 

 

Questa escursione ricalca quasi completamente quella a Cima Sasso.
Nella piazzetta di Cicogna ( 732 m ), dove lasceremo la macchina nei pressi del circolo, proprio dietro la fontana ( fate scorta di acqua perché poi scarseggierà), parte il sentiero con indicazioni ben chiare per la nostra prima meta cioè Alpe Prà ( Alpino ).



Il sentiero parte subito con buona pendenza snodandosi all'interno di un bosco di latifoglie, tutto il percorso è punteggiato da ben 20 cippi che indicano la strada e da otto bacheche e quattro leggii che con immagini e brevi testi descrivono alcune caratteristiche del luogo.
Affrontando con ritmo regolare l'impegnativa salita, circa a 2/3 del percorso per l'Alpe Prà ( Alpino ) si esce dal bosco, si impone una sosta per riprendere fiato e per ammirare la vista che si apre sotto di noi sulla valle sul fiume e sui due laghi Maggiore e Orta.
Il sentiero continua in salita ma allo scoperto e in giornate di sole estivo il caldo accentuerà non poco le difficoltà dell'ascesa.
Arrivati in un tratto dove al nostro fianco vedremo fare la loro comparsa le felci, alzando gli occhi vedremo sopra di noi l'Alpe Prà e il rifugio dell'Alpino, quì sulla sinistra del sentiero nei pressi di un ciliegio vi è una famosa roccia coppellata, una roccia piatta con la punta rivolta alla valle e al lago.
Le coppelle sono cavità di varie dimensioni, eseguite su una roccia in quantità e con disposizioni variabili.
Presenti in tutto il mondo, per alcuni studiosi potrebbero essere collegate a luoghi di culto e di tradizione preistorica.
La stessa chiesa sin dai primi secoli dell'era cristiana condannò coloro che veneravano certe rocce in luoghi selvaggi e nascosti in fondo ai boschi, pietre oggetto di falsità diaboliche e sulle quali si depositavano ex-voto, candele accese e altre offerte.
Molte le ipotesi sul significato dei massi coppellati, tra le quali che fossero rappresentazione di costellazioni, mappe del territorio o massi altare per sacrifici.



Riprendiamo il sentiero e con un ultimo sforzo eccoci all'Alpe Prà ( 1290 m ) (1.00h/1.15h) conosciuta soprattutto per la "Casa dell'Alpino", rifugio aperto solo saltuariamente e di proprietà dell'Associazione Nazionale Alpini.



Ci troviamo ad uno degli accessi più suggestivi ai monti ed agli alpeggi della Val Grande e della Val Pogallo, con itinerari di vario impegno e grande fascino.
Una sosta sulla balconata naturale del rifugio per ammirare di nuovo sotto di noi la valle di Cicogna e i laghi Maggiore e Orta è d'obbligo, ruotando lo sguardo di 90° verso destra potremo vedere i bellissimi Corni di Nibbio e dietro sullo sfondo il Monte Rosa.
Ripartiamo attraversando il faggeto, proprio alle spalle del rifugio, qualche minuto dopo sulla destra incontriamo l'intaglio nella roccia che ci porta in Val Pogallo.

Arriviamo scendendo un poco all'Alpe Leciuri(1311m)(1.20h/1.35h) .

Davanti a noi si apre in tutta la sua bellezza la Val Pogallo, in una carrellata partendo da sinistra ammiriamo la Cima della Laurasca, Cimone di Cortechiuso, Cima Marsicce, Monte Torrione, Cima Crocette, La Piota, Monte Zeda, Pizzo Marona, al centro nel ripiano erboso l'Alpe Busarasca, mentre al centro in fondovalle Pogallo.
Ripartiamo, invece di scendere alle baite dell'alpe pieghiamo a sinistra salendo nel bosco e sulla dorsale spartiacque tra Val Grande e Val Pogallo, un po' su un lato, un po' sull'altro.
Il sentiero si fa ripido e bisogna superare alcune roccette ma nulla di difficoltoso, poi quando la vegetazione finisce subito siamo ricompensati da una notevole vista.

In primo piano corre la catena dei Corni di Nibbio e sullo sfondo sua Maestà il Rosa.
Inizia ora un lungo cammino su un vero e proprio altipiano erboso.
Dapprima incontriamo poco sotto il sentiero i ruderi dell'Alpe Belmello (1419m).(1.50h/2.05h), costruito con il marmo bianco, di un filone che affiora nei pressi dopo aver attraversato tutta la valle, lo stesso marmo di Candoglia con il quale è stato edificato il Duomo di Milano.


Quindi si arriva ai macereti e alla Colma Di Belmello (1589m)(2.15h/2.30h).
Superiamo aggirandoli alcuni dossi erbosi che sbucano dal pianoro della colma e raggiungiamo l'attacco della piramide terminale di Cima Sasso(2.30h/2.50h).

Qui bisogna prestare molta attenzione, per Cima Tuss non vi è un sentiero ma solo alcune labili tracce e pochi ometti.
Circa a quota 1640m (altimetro personale), proprio all'attacco dell sentiero finale per Cima Sasso, sulla sinistra si stacca una traccia che si infila tra sfasciumi sotto la dirupata parete sud-ovest di Cima Sasso.
La nostra meta è ben visibile la infondo a sinistra.

Bisogna procedere con calma, guardandosi intorno noteremo qualche traccia qua e la, e rari ometti che tra la parete strapiombante e la parte alta degli sfasciumi, ci portano alla cresta erbosa che precede la vetta.
Finalmente Cima Tuss (1735m)(3.00h/3.20h)
.

Verso sud si apre un panorama mirabile.

Da sinistra in primo piano la Colma di Belmello appena percorsa e l'omonimo alpe, quindi Monte Zeda, Pizzo Marona, Cugnacorta, Todano, Pian Cavallone, Pizzo Pernice, Lago Maggiore e le isole Borromee, Mottarone, Lago d'Orta, Massone, e più vicino a noi la parte sud dei Corni di Nibbio.
Alle nostre spalle il dirupato versante sud del Pedum, che è forse la montagna più imponente della valle.
Pedum che visto dalla valle ricorda (mah...) un "cammeo" con le sembianze di testa umana (Napoleone secondo alcuni, il Duce secondo altri).


Sempre alle nostre spalle a nord-ovest tutta la ValGrande impervia e arcigna, solcata dalle acque dell'omonimo rio con al centro la forra dell'Arca.

Da qui il ritorno avviene per lo stesso percorso fatto all’andata, tornando a Cicogna dopo 5.00h/5.30h.
Escursione per esperti nell'ultimo tratto, data l'assenza di sentiero, e l'uso delle mani in qualche passaggio, ma che regala grandi panorami e un assaggio di wilderness.

Un grazie agli escursionisti di giornata Marco, Francesco, Fabrizio e Dario.

 

 

 

 

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